martedì 24 dicembre 2019

RELAZIONE SINTETICA “LA CITTA' ORGANICA” di Antonio Matrella.


Antonio Matrella
RELAZIONE SINTETICA “LA CITTA' ORGANICA” di Antonio Matrella.
Abbiamo lasciato per anni la nostra storia sepolta sotto 3 metri di terra, i nostri tesori sparsi per il mondo, e mentre altri si arricchivano(Bari) il nostro territorio è stato violentato con interventi inutili ANIC- Patto d'area a Manfredonia, e la cosa paradossale, soldi pubblici per non fare volare da Foggia alcun aereo.
Notizia di archeologia
Gli scavi ad Arpi e i documenti dovuti a Strabone, oltre che gli studi fatti da vari studiosi, archeologi e botanici ci confortano ancora di più sulle tesi avanzate delle origini millenarie della Daunia, senz’altro più antiche di Roma. Si può affermare che il più antico ritrovamento risalga al Neolitico, negli scavi del 1936 e 1941, nei documenti di scavo si legge che furono recuperate lame di selce e ossidiana e ceramica impressa e dipinta, situazione confermata negli scavi del 1991.
Le rispondenze paleobotanici ci testimoniano della presenza di piante Idro/igrofile tra le quali il Salice danno forza alle tesi da me sostenute della presenza di un sistema lagunale.
Una fonte proveniente da Strabone che a sua volta l’aveva ereditata da Artemidoro di Efeso (II secolo a.C.) documenta che Salapia era lo scalo marittimo di Arpi e esisteva un collegamento marittimo tra Salapia e Arpi. Si può dedurre che Il torrente Celone nel passato era navigabile e costituiva il collegamento citato.
Un'altra fonte letteraria antica fa datare al 279 a.C. il rifornimento di 4000 fanti e 400 cavalieri da parte di Arpi a Roma, in occasione della battaglia di Aschulum contro Pirro. Si può ritenere possibile una popolazione di almeno 50mila anime, cosa che indubbiamente dimostra una città di una certa importanza. I ritrovamenti dell’Ipogeo della Medusa,e la necropoli, le opere d’arte sicuramente ascritte ad Arpi(cratere a figure rosse, gruppo di argenti Metropolitan Museum NY), i locali voltati realizzati con blocchi lapidei dei locali funebri, le case a peristilio ritrovate, denotano una Civiltà autonoma, dalla quale si è propagata cultura e arte e tecnologia(fonte Marina Mazzei-Ipogeo della Medusa e necropoli)
Vi sono le tracce dei Dauni che hanno civilizzato la penisola partendo dal territorio che prende il loro nome fino a Venezia. Molto è stato cancellato dalle razzie di reperti archeologici, ma anche da eventi tragici come le guerre che hanno martoriato il territorio, ed infine per eventi naturali. Prova ne sono le vestigia che si sono conservate fino ai lembi estremi della Regione cosiddetta Dauna che si estendeva: oltre Termoli, Canosa di Puglia e Benevento, quindi ben oltre i confini della Provincia attuale.Il territorio di origine si estendeva dal fiume Tiferno (l’odierno Biferno) all’Ofanto.
Dal manoscritto del 1720, del canonico Girolamo Calvanese si apprende la leggenda di Arpi fondata dall’eroe Greco Diomede, sbarcato sulle “Italiche sponde” dopo la distruzione dell’antica Troia. Di Arpi egli descrive i segni della passata grandezza, che evidentemente a quel tempo (1720) ancora esistevano, prima che la furia distruttrice ne cancellasse ogni traccia, segno che Arpi dovette esistere fino al settimo secolo dopo Cristo. Sulle cause della sua decadenza, non ben chiarite dalla storia.
Quindicimila anni fa, al tempo della pietra antica, la presenza dell’uomo era evidente lungo le falde rocciose del Gargano, con i reperti marini incastonati nella roccia a dimostrazione che il mare era molto più in alto di oggi, avvalorando l’ipotesi che il Gargano in origine fosse un Isole staccata di poco dal continente in modo che il mare penetrando in profondità nelle pianure del Tavoliere conducesse varietà e ricchezza incomparabile. Mentre le acque piovane scendendo copiose dai rilievi dell’Appennino rendevano rigogliosa la pianura per il pascolo dei cavalli ed armenti e l’umidità favoriva i bosci e le foresta a vantaggio dei cervi, cinghiali e uccelli migratori e predatori. Dando luogo ad una bio diversità mai veduta in altro luogo.
LA MITOLOGIA CI PARLA DEL "MOSTRO DEL MARE BOHU" tradotto in LATINO Fochia=fenditura fossa FOGGIA - In Greco Lakkos - l'ipotesi sconvolgente dell'esistenza di un luogo roccioso di origine carsica al centro del mare piccolo (attuale tavoliere) scenario di un racconto mitologico, chiamato Fochia, poi divenuto -Foggia-La fantasia ci può condurre dovunque ma poi bisogna fare i conti con la realtà, dare giusificazioni attendibili, quello che si stà facendo!

lunedì 23 dicembre 2019

Le 'scuse' di Checco Zalone ai Foggiani“





Checco Zalone e la canzone su Foggia: "Chiedo scusa ai foggiani, non penso siano una razza inferiore"

Le 'scuse' di Checco Zalone ai Foggiani: "Molti si sono risentiti per la canzone, non penso che appartengano a una razza inferiore"

Intervistato da Aldo Cazzullo, il comico è tornato a parlare del suo sketch musicale andato in scena durante una puntata di 'Viva Raiplay'
"Io razzista? Escludo che qualcuno possa essere così stupido da pensarlo davvero". In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, Checco Zalone torna a parlare delle polemiche nate attorno alla sua canzone "Immigrato", e non manca il passaggio relativo alla canzone interpretata durante una puntata del programma di Fiorello 'Viva Raiplay', che ha fatto indignare non poco diversi foggiani. E lo fa con la solita verve che lo contraddistingue. 
"Non sono razzista neanche verso i salentini - dice ad Aldo Cazzullo il comico barese, che per noi baresi sono i veri terroni. E neppure con i foggiani, anche se molti di loro si sono risentiti per una canzone che ho cantato da Fiorello, "La nostalgie de bidet: "Così proprio ogg' so' turnut nella mia Fogg', la delinquenza, la spazzatura, la poverté, ma finalmente voilà le bidet...". Ne approfitto per chiedere scusa ai foggiani: lo giuro, non penso che appartengano a una razza inferiore... E chiedo scusa pure ai calabresi: nel nuovo film c'è una battuta terribile su Vibo Valentia". 


martedì 15 ottobre 2019

Il "Grano Cotto" - il dolce della tradizione per la ricorrenza dei Morti

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E' una specialità che si tramanda da generazioni a Foggia per la ricorrenza dei Morti. Nell'antica Grecia gli ingredienti di questo particolare dolce, grano e melograno combinati insieme, erano offerti a Demetra, dea dell'agricoltura e alla figlia Kore che, rapita da Fiutone, nell'Ade aveva assaporato i chicchi rossi. Ancora oggi in Grecia, fino a quaranta giorni dopo un decesso, si consuma grano cotto sulla tomba del defunto. Ingredienti: grano tenero "bianchetta", g 500; un melograno maturo; noci sgusciate, g 150; cioccolato fondente, g 150; zucchero; cedro candito, g 100; cannella, una bacchetta; vincotto (che si ottiene dal mosto bollito).

Preparazione: in una pentola mettere il grano pulito, coprirlo d'acqua e metterlo sul fuoco sino a raggiungere l'ebollizione che deve proseguire per sette minuti; subito dopo bisogna spegnere il fuoco e avvolgere la pentola con un giornale, coprirla con un panno di lana e lasciar raffreddare. Quando il grano è freddo, colare l'acqua, aggiungere i chicchi di melograno, il cioccolato, le noci spezzettate, la cannella tritata, e qualche cucchiaio di zucchero. Il vincotto va aggiunto al momento di servire poichè se, fatto prima, potrebbe indurire il tutto..


fonte Profumi e Sapori di Puglia

sabato 6 luglio 2019

La Puglia ancora una volta è la regione più bella del mondo.

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Per il secondo anno consecutivo la Puglia è la regione più bella del mondo, si è aggiudicata il “Best value travel destination in the world”il riconoscimento tra le centinaia di posti più belli del mondo.
I castelli,il mare del gargano e del salento,i trulli,Monte S.Angelo,il barocco,i muretti a secco,le chiese,i suoi paesi spettacolari dal gargano al salento e la bellezza e spettacolarità del cibo,ovunque si vada in Puglia si mangia in maniera divina è naturale.
National Geographic, Lonely Planet e il New York Times sono stati I maggiori sponsor del prestigioso riconoscimento e averlo vinto due volte di seguito fa capire quanto sia bella questa regione e quante esperienze sensoriali ci siano da fare.
Alfredo d'Ecclesia


mercoledì 19 giugno 2019

MANGANO & I TAMBURELLISTI DI TORREPADULI INSIEME PER UN GRANDE TOUR . LUNEDI 24 GIUGNO - SAN GIOVANNI ROTONDO ( foggia) Festa Patronale Piazza Europa ore 21,30

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MANGANO & I TAMBURELLISTI DI TORREPADULI INSIEME PER UN GRANDE TOUR .
LUNEDI 24 GIUGNO - SAN GIOVANNI ROTONDO ( foggia) Festa Patronale
Piazza Europa ore 21,30
Nell’occasione presenteremo l’ultimo lavoro discografico e video dal titolo “FUECU” il nuovo singolo dell’ultimo album “LA GRANDE PIZZICA”.il video è entrato nel blog della musica popolare italiana – folkmusicworld – è presente al 5° Concorso Nazionale dei migliori Videoclip Italiani Autoprodotti. https://youtu.be/TI9dlYhavC0.
Vi aspettiamo in tanti !!!!

domenica 2 giugno 2019

La Storia di Peschici

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La Storia di Peschici
Il nome stesso Peschici è di origine slave, letteralmente "suolo sabbioso". 
Sabbia tipica e caratteristica ancora oggi della costa di Peschici.
Fino al X secolo si verificarono numeroso incursioni da parte dei Saraceni sulle coste garganiche.
Un famoso documento la Chartula offertionis in S. Maria di Devia del 1053 dichiara che nel XI secolo Peschici fu abitata da slavi, dove sono riportati alcuni nomi: Stane, Gypto, Malexha, Benckanego, Nescedragi, Lastaka, Milstrimiro, Gaidavito, Negazzai, Vittigrado e Striadrago.
La comunità slava riuscì a inserirsi nel sistema sociale e a continuare a tenere i rapporti con la popolazione locale e con i benedettini, testimonianza di ciò sono i rogiti e gli atti di una testimonianza.
Nel 1154 con il sistema feudale dei normanni, Peschici passo sotto la contea di Lesina; da questo momento passa da un feudo all’altro.
Successivamente, vent’anni dopo passò sotto il feudo di Monte Sant’Angelo che fu donato da Guglielmo II denominato il Buono alla moglie Giovanna d’Inghilterra. Sotto il dominio svevo Peschici trascorre anni duri e drammatici, caratterizzati dalle ferocie dispute tra il papato e l'impero. Diverse voci narrano che nel settembre del 1239, venticinque galee veneziane mandate da Papa Gregorio IX contro Federico, distrussero Peschici e la vicina Vieste. Successivamente le città furono ricostruite.
Nel 1274 passata sotto gli Angioini partecipa a varie campagne, tra le quali l'assedio di Almissa, città della costa Dalmata.
Negli anni seguenti, nel 1401 il potere del feudo passa al re Ladislao di Durazzo.
Nel 1458 durante il dominio Aragonese, il popolo garganico appoggiarono i baroni contro il nuovo re Alfonso, che nel 1462 occupò il Gargano che andò a Giorgio Skanderberg, alleato del sovrano spagnolo.
Una delle città marinare che prevale in questo scenario è Venezia che controlla tutti i traffici verso l’Oriente e le coste dell’Adriatico, e che tra il 1469 e il 1586 in molte carte del tempo appartenenti alla città veneta compare il porto di Peschici.
Dopo la guerra franco-spagnola per il possesso del Regno di Napoli e le scorrerie dei Turchi, tra il 1554 e il 1567 Vieste e le Isole Tremiti furono attaccate e assediate, tutto ciò portò negli anni a seguire numerose torri di avvistamento su tutto il territorio del Gargano.
Tra queste le più importate nel territorio di Peschici, ricordiamo: Calalunga e Monte Pucci. Nel 1663 si verificò un periodo di siccità e un invasione di cavallette che provocarono tante morti da decimare la popolazione. Intorno all'700 la città passa sotto il dominio del Principe d'Ischitella Emanuele Pinto. Il territorio Garganico durante l’insurrezione antiborbonica fu alle prese con le vendite e le associazioni di carbone, e successivamente nel 1848 il poeta e scrittore peschiciano Giuseppe Libetta e uomo politico entrò nel Parlamento nato dalla Costituzione Sabauda.
Anni importanti sono tra il 1860 eil 1940 con l'avvento della strada circum garganica attuale S.S. 89, la ferrovia e la creazione dell'acquedotto Pugliese.
Nel periodo fascista aumenta l'emigrazione verso l'estero e le città del nord.
Negli ultimi anni invece una spinta decisiva per l'economia di Peschici è data dal turismo.
Fonte: peschicisole.it

giovedì 25 aprile 2019

Monte Sant'Angelo (Monte Gargano), la Magna Grecia, il Santuario e la Grotta dell'Arcangelo Michele.

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Monte Sant'Angelo (Monte Gargano), la Magna Grecia, il Santuario e la Grotta dell'Arcangelo Michele.
La grande grotta di San Michele ha conosciuto, prima del culto verso l'Arcangelo, quello Pagano di Calcante, potente oracolo greco "con le ali", proprio come l'Arcangelo Michele, infatti molto spesso la Chiesa ha adoperato templi e luoghi pagani proponendoli per un culto che in qualche modo purificasse la profanazione precedente, anche perché in molti casi erano il mezzo più opportuno per far continuare ai fedeli, con spirito nuovo, pratiche rituali già in uso.
Si parla del Monte Gargano, (l'attuale Monte Sant'Angelo) e della sua grotta preistorica già nel IV secolo a.C, e sembra proprio che prima del culto cristiano di San Michele Arcangelo, vi sia stato quello pagano di Calcante, potente oracolo che i greci ritenevano apparisse a compiere prodigi.
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Il culto a Calcante sul Gargano, e precisamente nella grotta dell'Angelo, e' dimostrabile da testimonianze degli scrittori greco-romani, come ad esempio quella di Strabene, uno scrittore greco (66 a.C. - 24 d.C.), che scrive : "Nel territorio della Daunia, presso il monte denominato Orione, si distinguono due basiliche, una sulla cima più elevata dedicata a Calcante, al quale coloro che sollecitano gli oracoli devono immolare un montone nero e dormire sulla relativa pelle distesa ; l'altra a Podalirio è situata nell'infima radice del Monte, ed è lontana dal mare circa cento stadi. Da quest'ultima nasce un fiumicello, le cui acque guariscono tutti i morbi del bestiame. Dinanzi a un golfo si stende verso oriente, avanzandosi nel mare per circa trecento stadi, questo promontorio che è chiamato Gargano.
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Occorre scendere 89 gradini (ma si può utilizzare anche un comodo ascensore) per giungere nell'atrio antistante l'ingresso della grotta preistorica dell'Arcangelo, nella quale nel 490 d.C. fu edificato il santuario, con le prime apparizioni fatte risalire a qualche anno dopo.
In fondo alla grotta si trova una porta bronzea proveniente da Costantinopoli e raffigurante storie di angeli .
L'altare barocco del Santissimo sacramenti e quello della vergine si aggiungono al magnifico altare maggiore dominato dalla statua in marmo dell'Arcangelo.
Di straordinario effetto mistico e' la T di Tau dell'alfabeto greco, scavata in una nicchia, incisa direttamente da San Francesco nel 1216 durante un suo pellegrinaggio.
Si tratta di uno dei luoghi di culto dell'Arcangelo Michele più celebri al mondo, incastonato sul tracciato montuoso e sospeso sul mare sull'antica via sacra longobardorum.
Il Santuario di Monte Sant'Angelo e' iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011.
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Lo conoscete il detto "Fuggi da Foggia"? Eccovi la poesia da cui nasce ...

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Lo conoscete il detto "Fuggi da Foggia"? Eccovi la poesia da cui nasce ...
Nondarò è un fantasioso pseudonimo di un un avvocato napoletano, tal Giuseppe Adabbo; questi era redattore e comproprietario di un giornale pubblicato verso la fine dell’Ottocento, «La Follia», un piccolo foglio satirico che veniva pubblicato a Napoli verso il 1887, ma era distribuito anche a Foggia; Nondarò assiduo frequentatore della città dauna, scriveva anche per il foggiano «L’Ape», un pungente foglio carico di ironia. 
Nel numero che vide la luce il 19 giugno del 1887, in seconda pagina, il nostro Nondarò pubblicò una sua curiosa poesia: «Fuggi da Foggia», dedicandola al suo amico foggiano Francesco Parisi. Il testo è una piccola descrizione della città in chiave satirica, che, seppur definita bella, perché ricca di belle strade ed edifici e di belle ragazze, a causa del forte caldo suggerisce la fuga.
(La "leccatina" al neonato regno non sfugge ...)
Grazie a Giuann E Avast Macchione per la segnalazione
-Dà-
fonte http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_traduci_notizia.php?IDNotizia=557700&IDCategotia=11
 —
tratto da Briganti

GARGANO (Felice Lionetti) PASTA NERA JAZZ PROJECT


PASTA NERA JAZZ PROJECT: Antonio Pizzarelli (Clarinetto), Felice Lionetti (Pianoforte, Compositore e Arrangiatore), Giovanni Mastrangelo (Contrabbasso), Antonio Cicoria (Batteria), Coro Pasta Nera con la partecipazione di Mary Grace (Voce). Registrato presso il CLAB studios ingegnere del suono Angelo De Cosimo. Foggia 11.09.2018

domenica 21 aprile 2019

mercoledì 3 aprile 2019

MANGANO E I TAMBURELLISTI DI TORREPADULI "FUECU"




Màngano e Pier Paolo De Giorgi due cultori e studiosi della Puglia , Mangano dal Gargano e De Giorgi dal Salento. Nel video la musica dei Tamburellisti di Torrepaduli e la danza di Màngano sono un mix tra la TARANTA più ossessiva, atmosfere dionisiache del mediterraneo e la grande andrenalina del Rock.Il ritmo ipnotico, l’incredibile virtuosismo vocale e strumentale ed il fascino scenico delle ballerine dei Danzanova Folk Ballet hanno creato uno standard assoluto di TARANTELLA & PIZZICA che rappresenta oggi la massima espressione del genere Taranta. I concerti dei Tamburellisti di Torrepaduli e di Màngano sono un momento di cultura vera, vissuta attraverso la sapienza degli strumenti, la danza, le voci, i colori: un’esperienza quasi sciamanica di trasmissione di valori e di energia positiva e medicamentosa che rivela, attraverso l’uso dei corpi, l’aderenza totale alla stesura estetica di qualcosa di più profondo, legato alle ragioni dell’istinto e alla necessità vitale del pensiero. L’origine della pizzica risale all’antichità greca ma si è evoluta subendo quel processo di sincretismo che caratterizza tutti i grandi temi dell’esistenza modificati dalle religioni dominanti. Dalle pratiche dionisiache si trasforma in un rituale popolare di liberazione dalle negatività nelle popolazioni contadine, grazie al potere taumaturgico dello stato di incoscienza e di trance provocato dal movimento convulso dei corpi e dal ritmo accelerato e al contempo malinconico dei tamburelli, suonati in tonalità minore. E’ in questo concetto che si concretizzano lo spirito e il suono dei Tamburellisti di Torrepaduli e di Màngano, la cura dai mali del passato, quelli provocati dal morso velenoso della leggendaria taranta, i mali di una società stremata dalle difficoltà e dalla povertà che diviene oggi, similmente, una cura contro la frenesia e la piattezza della società moderna. Una cura dunque che ieri come oggi avviene a suon di pizzica pizzica, danza forte, calda e liberatoria.

fonte Michele Mangano

giovedì 21 marzo 2019

Harem le donne di Federico di Carla De Girolamo

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E dopo la madre, ecco la figlia..
Questa è la ribelle ed illegittima Violante di Svevia "masculu fatto e arcalzato".. 
Anche lei fa parte di "Harem, le donne di Federico" ed è interpretata da Anna Laura d'Ecclesia.
Se volete conoscerla, sarà il 30 marzo alle 21,00 e domenica 31 marzo alle 19,00 in Galleria Manfredi a Lucera.
Prenotazione obbligatoria.


Carla de Girolamo

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fonte Carla de Girolamo

martedì 19 febbraio 2019

IL MARE DELLA PUGLIA È UNA MEDICINA NATURALE, LO DICE LA SCIENZA


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Uno studio condotto in dieci anni di ricerca scientifica dimostra come l’acqua rilasci sostanze chimiche collegate alla felicità: stare vicino all’acqua stimola il cervello.
Lo studio dimostra come il mare rilasci sostanze chimiche collegate alla felicità, come la dopamina, la serotonina e l’ossitocina.
Lo riporta il sito ericazuanon.com che cita il libro di Wallace J. Nichols ‘Blue Mind.
Lo studio dimostra come il mare arreca al cervello cinque benefici fondamentali per la felicità:
1. Il colore blu da’ sollievo
A quanto pare il colore blu è anche il colore preferito del mondo.
2. Stare lungo la costa rende più rilassati
Osservare questi posti attiva le parti del nostro cervello che riconducono a un atteggiamento positivo nei confronti della vita
3. Il mare rinvigorisce le menti stanche
Il mare migliora il rendimento e la concentrazione di chi lo guarda
4. Non sono sufficienti le foto, meglio la vista sul posto
Le persone sono più serene e felici quando si trovavano vicino al mare
5. L’acqua ci riporta al nostro stato naturale
Siamo connessi all’acqua fin dal principio della nostra vita.
fonte https://www.madeintaranto.org/mare-puglia-medicina-naturale/

domenica 27 gennaio 2019

10 Grotte Sacre scelte nel mondo dal National Geographic, l’unica italiana è la Grotta di San Michele di Monte Sant’Angelo





La Grotta di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo, in Puglia, è l’unica italiana nella top10 delle Grotte Sacre scelte nel mondo dal National Geographic. Il Sindaco di Monte Sant’Angelo è entusiasta: “Custodiamo uno dei Santuari più belli del mondo, sito Unesco dal 2011”.
Sono 10 le Grotte Sacre più belle del mondo. All’ottavo posto di questa speciale classifica stilata da una delle più autorevoli riviste al mondo, l’americana National Geographic (pubblicata in moltissimi paesi del mondo e tradotta in 31 lingue diverse, contando ben cinquanta milioni di lettori), vi è la Sacra Grotta di Monte Sant’Angelo dedicata all’Arcangelo Michele. La Basilica Santuario di San Michele Arcangelo, inoltre, dal giugno 2011, è iscritta nella lista dei Beni patrimonio mondiale dell’umanità, tutelati dall’Unesco.
Entusiasta il Sindaco della città pugliese, Antonio di Iasio: “Essere inseriti dalla National Geographic nella Top10 delle Sacre Grotte nel mondo è una grande gioia. Inoltre, la Sacra Grotta di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo rappresenta l’unica italiana in questa classifica, e questo ci rende ancora più orgogliosi. Siamo sul tetto del mondo sicuramente non per nostri meriti, ma perché conserviamo e ospitiamo uno dei Santuari più belli, importanti e storici del mondo. Questo ci è stato riconosciuto anche dall’Unesco, che dal 2011 lo ha iscritto nella prestigiosissima lista grazie alle importanti presenze longobarde. Siamo felici, entusiasti e orgogliosi del nostro patrimonio, del nostro tesoro. Tutta la comunità, ne sono certo, continuerà a custodirlo gelosamente, a tutelarlo, a valorizzarlo e a promuoverlo”.
Nella top10 stilata dal National Geographic al primo posto c’è il Belize, seguono India, Cina, Sri Lanka, Grecia, Malta, Francia, Etiopia. Monte Sant’Angelo rappresenta l’Italia, all’ottavo posto.
LA SACRA GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO A MONTE SANT’ANGELO - La tradizione fa risalire l’arrivo del culto micaelico sulla montagna garganica all’ultimo decennio del V secolo, fissando al 490, 492 e 493 le tre apparizioni dell’Arcangelo, due delle quali al vescovo di Siponto. La ricostruzione della storia del Santuario e del culto dell’Arcangelo sul Gargano si fonda prevalentemente sul Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano (Apparitio), una operetta agiografica variamente datata dal V all’VIII secolo e ricca di elementi miracolistici. Il racconto è conosciuto da tre episodi: l’episodio del toro (490), l’episodio della vittoria (492), l’episodio della dedicazione (493). Inoltre, vi è anche una quarta apparizione, quella del 1656, quando l’Arcangelo liberò la città garganica dalla peste.
SITO UNESCO - La Basilica Santuario di San Michele Arcangelo dal giugno 2011 è iscritta nella lista dei beni patrimonio mondiale dell’umanità tutelati dall’Unesco, nell’ambito del sito seriale “I Longobardi in Italia, i luoghi del potere (568-774 d.C.)” che comprende sette siti: Monte Sant’Angelo, Benevento, Spoleto, Campello, Brescia, Castelseprio e Cividale del Friuli.
Più di 1500 anni di storia per un Santuario che negli anni è stato meta ininterrotta di pellegrinaggi e luogo visitato da papi, re e imperatori. Ultima la visita di Papa Giovanni Paolo II, nel 1987.
Terribilis est locus iste/Hic domus dei est/et porta coeli”, (Impressionante è questo luogo. Qui è la casa di Dio e la porta del cielo) è l’iscrizione che troneggia all’ingresso dell’imponente Santuario.
http://www.longobardinitalia.it/index.php/95-eventi/168-10-grotte-sacre-scelte-nel-mondo-dal-national-geographic-l-unica-italiana-e-la-grotta-di-san-michele-di-monte-sant-angelo