giovedì 25 aprile 2019

Monte Sant'Angelo (Monte Gargano), la Magna Grecia, il Santuario e la Grotta dell'Arcangelo Michele.

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L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto



Monte Sant'Angelo (Monte Gargano), la Magna Grecia, il Santuario e la Grotta dell'Arcangelo Michele.
La grande grotta di San Michele ha conosciuto, prima del culto verso l'Arcangelo, quello Pagano di Calcante, potente oracolo greco "con le ali", proprio come l'Arcangelo Michele, infatti molto spesso la Chiesa ha adoperato templi e luoghi pagani proponendoli per un culto che in qualche modo purificasse la profanazione precedente, anche perché in molti casi erano il mezzo più opportuno per far continuare ai fedeli, con spirito nuovo, pratiche rituali già in uso.
Si parla del Monte Gargano, (l'attuale Monte Sant'Angelo) e della sua grotta preistorica già nel IV secolo a.C, e sembra proprio che prima del culto cristiano di San Michele Arcangelo, vi sia stato quello pagano di Calcante, potente oracolo che i greci ritenevano apparisse a compiere prodigi.
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Il culto a Calcante sul Gargano, e precisamente nella grotta dell'Angelo, e' dimostrabile da testimonianze degli scrittori greco-romani, come ad esempio quella di Strabene, uno scrittore greco (66 a.C. - 24 d.C.), che scrive : "Nel territorio della Daunia, presso il monte denominato Orione, si distinguono due basiliche, una sulla cima più elevata dedicata a Calcante, al quale coloro che sollecitano gli oracoli devono immolare un montone nero e dormire sulla relativa pelle distesa ; l'altra a Podalirio è situata nell'infima radice del Monte, ed è lontana dal mare circa cento stadi. Da quest'ultima nasce un fiumicello, le cui acque guariscono tutti i morbi del bestiame. Dinanzi a un golfo si stende verso oriente, avanzandosi nel mare per circa trecento stadi, questo promontorio che è chiamato Gargano.
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Occorre scendere 89 gradini (ma si può utilizzare anche un comodo ascensore) per giungere nell'atrio antistante l'ingresso della grotta preistorica dell'Arcangelo, nella quale nel 490 d.C. fu edificato il santuario, con le prime apparizioni fatte risalire a qualche anno dopo.
In fondo alla grotta si trova una porta bronzea proveniente da Costantinopoli e raffigurante storie di angeli .
L'altare barocco del Santissimo sacramenti e quello della vergine si aggiungono al magnifico altare maggiore dominato dalla statua in marmo dell'Arcangelo.
Di straordinario effetto mistico e' la T di Tau dell'alfabeto greco, scavata in una nicchia, incisa direttamente da San Francesco nel 1216 durante un suo pellegrinaggio.
Si tratta di uno dei luoghi di culto dell'Arcangelo Michele più celebri al mondo, incastonato sul tracciato montuoso e sospeso sul mare sull'antica via sacra longobardorum.
Il Santuario di Monte Sant'Angelo e' iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011.
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Lo conoscete il detto "Fuggi da Foggia"? Eccovi la poesia da cui nasce ...

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Lo conoscete il detto "Fuggi da Foggia"? Eccovi la poesia da cui nasce ...
Nondarò è un fantasioso pseudonimo di un un avvocato napoletano, tal Giuseppe Adabbo; questi era redattore e comproprietario di un giornale pubblicato verso la fine dell’Ottocento, «La Follia», un piccolo foglio satirico che veniva pubblicato a Napoli verso il 1887, ma era distribuito anche a Foggia; Nondarò assiduo frequentatore della città dauna, scriveva anche per il foggiano «L’Ape», un pungente foglio carico di ironia. 
Nel numero che vide la luce il 19 giugno del 1887, in seconda pagina, il nostro Nondarò pubblicò una sua curiosa poesia: «Fuggi da Foggia», dedicandola al suo amico foggiano Francesco Parisi. Il testo è una piccola descrizione della città in chiave satirica, che, seppur definita bella, perché ricca di belle strade ed edifici e di belle ragazze, a causa del forte caldo suggerisce la fuga.
(La "leccatina" al neonato regno non sfugge ...)
Grazie a Giuann E Avast Macchione per la segnalazione
-Dà-
fonte http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_traduci_notizia.php?IDNotizia=557700&IDCategotia=11
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tratto da Briganti

GARGANO (Felice Lionetti) PASTA NERA JAZZ PROJECT


PASTA NERA JAZZ PROJECT: Antonio Pizzarelli (Clarinetto), Felice Lionetti (Pianoforte, Compositore e Arrangiatore), Giovanni Mastrangelo (Contrabbasso), Antonio Cicoria (Batteria), Coro Pasta Nera con la partecipazione di Mary Grace (Voce). Registrato presso il CLAB studios ingegnere del suono Angelo De Cosimo. Foggia 11.09.2018

domenica 21 aprile 2019

mercoledì 3 aprile 2019

MANGANO E I TAMBURELLISTI DI TORREPADULI "FUECU"




Màngano e Pier Paolo De Giorgi due cultori e studiosi della Puglia , Mangano dal Gargano e De Giorgi dal Salento. Nel video la musica dei Tamburellisti di Torrepaduli e la danza di Màngano sono un mix tra la TARANTA più ossessiva, atmosfere dionisiache del mediterraneo e la grande andrenalina del Rock.Il ritmo ipnotico, l’incredibile virtuosismo vocale e strumentale ed il fascino scenico delle ballerine dei Danzanova Folk Ballet hanno creato uno standard assoluto di TARANTELLA & PIZZICA che rappresenta oggi la massima espressione del genere Taranta. I concerti dei Tamburellisti di Torrepaduli e di Màngano sono un momento di cultura vera, vissuta attraverso la sapienza degli strumenti, la danza, le voci, i colori: un’esperienza quasi sciamanica di trasmissione di valori e di energia positiva e medicamentosa che rivela, attraverso l’uso dei corpi, l’aderenza totale alla stesura estetica di qualcosa di più profondo, legato alle ragioni dell’istinto e alla necessità vitale del pensiero. L’origine della pizzica risale all’antichità greca ma si è evoluta subendo quel processo di sincretismo che caratterizza tutti i grandi temi dell’esistenza modificati dalle religioni dominanti. Dalle pratiche dionisiache si trasforma in un rituale popolare di liberazione dalle negatività nelle popolazioni contadine, grazie al potere taumaturgico dello stato di incoscienza e di trance provocato dal movimento convulso dei corpi e dal ritmo accelerato e al contempo malinconico dei tamburelli, suonati in tonalità minore. E’ in questo concetto che si concretizzano lo spirito e il suono dei Tamburellisti di Torrepaduli e di Màngano, la cura dai mali del passato, quelli provocati dal morso velenoso della leggendaria taranta, i mali di una società stremata dalle difficoltà e dalla povertà che diviene oggi, similmente, una cura contro la frenesia e la piattezza della società moderna. Una cura dunque che ieri come oggi avviene a suon di pizzica pizzica, danza forte, calda e liberatoria.

fonte Michele Mangano