Salvatore Rainò è nato il 25/10/1961 ad Altamura (BA) in
Puglia ed è figlio del Dr. Carmelo Rainò, medico anch’egli. Sicuramente suo
padre gli ha trasmesso l’amore per il sapere ed il culto dell’interezza della
medicina.
Alcuni tratti della sua personalità: sensibilità, intuito e
creatività a disposizione di una dimensione planetaria.
La sua storia è costellata di avventure e viaggi a contatto
con la natura e di esperienze di altissima performance psicofisica (escursioni
in ambienti selvaggi, nuoto di superficie e subacqueo, viaggi in bicicletta ed
in moto, corse illimitate, alpinismo, speleologia) esperienze no-limits per
apprezzare tutte le potenzialità che un uomo ha nella sua vita.
Si impegna nel dispiegarsi di un mondo nuovo con lo stesso
spirito ed entusiasmo.
Il tema centrale della sua vita è che il futuro del mondo ha
bisogno da ognuno di noi di un impegno che non sia ordinario bensì
straordinario, un impegno che superi la nostra esigenza di avere una vita
normale e che si proietti continuamente ad una grande famiglia planetaria che
ci veda davvero tutti fratelli spirituali.
Maturità classica a 18 anni al Liceo Classico Cagnazzi di
Altamura.
Ha frequentato il Corso di Medicina e Chirurgia
dell’Università degli Studi di Bari con il piano di studi completo, scelta
libera di pochi medici, (di seguito sono indicate in corsivo le discipline
nelle quali un futuro medico poteva evitare di formarsi), con frequenza
quotidiana di tutte le lezioni, le esercitazioni e dei reparti di tutte le
discipline cliniche e mediche del Corso.
Elenco delle discipline del corso sulle quali egli ha
dimostrato la sua formazione con ratifica formale di accertamento di profitto:
Biologia e zoologia generale – Chimica e propedeutica
biochimica – Fisica medica – Istologia ed embriologia generale – Anatomia umana
normale – Chimica biologica – Microbiologia – Fisiologia umana – Patologia
generale – Farmacologia –– Patologia speciale chirurgica – Patologia speciale
medica – Istologia patologica – Anatomia e istologia patologica – Clinica
neurologica – Igiene – Clinica psichiatrica – Clinica chirurgica generale –
Clinica medica generale – Clinica ostetrica e ginecologica – Clinica pediatrica
– Medicina legale e delle assicurazioni – Radiologia – Clinica dermosifilopatica
– Clinica oculistica – Clinica odontoiatrica – Clinica otorinolaringoiatrica –
Clinica ortopedica – Anatomia chirurgica e corso di operazioni – Patologia
cellulare – Oncologia sperimentale – Neuroftalmologia – Neurofisiopatologia –
Dermatologia sperimentale – Semeiotica neurologica – Neuroradiologia –
Chirurgia maxillo facciale – Psicologia medica – Patologia ostetrica e
ginecologica – Neurochirurgia – Fisiopatologia ostetrico ginecologica.
Durante il corso di studi egli ha frequentato in qualità di
allievo interno l’Istituto di Patologia chirurgica del policlinico di Bari dal
1982 al 1984.
Dal 1985 al 1986 è stato allievo interno dell’Istituto di
Anatomia e Istologia Patologica, ove ha svolto attività scientifica di ricerca
in Immunoistochimica.
Laurea in Medicina e Chirurgia a Bari a 24 anni con pieni
voti assoluti, tesi in Anatomia e Istologia Patologica su un suo lavoro
scientifico: La displasia epatocellulare: inquadramento nosografico e ricerche
sistematiche immunoistochimiche.
Nell’anno accademico 87/88 ha svolto attività didattica in
Anatomia macroscopica presso l’Istituto di Anatomia umana normale
dell’Università degli Studi di Bari.
Dal 1986 al 1990 ha svolto attività di ricerca scientifica e
attività clinica presso la Cattedra di Allergologia ed Immunologia Clinica ,
Istituto di Medicina Clinica dell’Università degli Studi di Bari, ove ha tenuto
anche vari corsi di Immunologia sull’ipersensibilità al veleno di insetti. Per
questo settore, ha anche frequentato uno Stage Universitario presso l’Ospedale
Maggiore di Milano.
Sempre per quanto riguarda l’ipersensibilità al veleno di
Imenotteri, egli ha creato e condotto, presso l’Università degli studi di Bari,
il Settore di Diagnosi e Terapia per l’Ipersensibilità al Veleno di Imenotteri,
promuovendo un rapporto di collaborazione con l’Istituto di Rianimazione
dell’Università degli studi di Bari, ove conduceva la delicata
desensibilizzazione con veleno d’insetti dei pazienti a rischio di reazioni
anafilattiche mortali, argomento in cui è stato pioniere nella Struttura
Universitaria Barese.
Dal 1990 al 1995 ha svolto attività di Medico Interno presso
l’Istituto di Clinica Medica II dell’Università degli Studi di Bari.
Nel 1996, Salvatore Rainò, a termine di una durissima e
lunga selezione su candidatura europea, è stato chiamato come unico vincitore a
ricoprire un’importante posizione di dirigente di ricerca clinica per
un’azienda leader della farmindustria, ma dopo circa un anno si è licenziato
perché ha capito che non era la sua strada.
In questi anni ha ricoperto diversi incarichi presso le ASL
locali, come medico di guardia, medico di pronto soccorso, medico di guardia
interdivisionale, medico scolastico, medico di reparto ospedaliero di medicina
e di ostetricia e ginecologia.
Ha ricoperto la nomina di Tenente Medico, dirigente di
servizio sanitario presso il 13mo BTG Logistico di Manovra della provincia di
Udine, dal 1987 al 1988.
In questo periodo veniva insignito di Encomio Solenne e
riceveva il titolo di Nobil Homo per il “Senso di altruismo ed il Cosciente
sprezzo del pericolo” dimostrati nel corso di un drammatico incendio.
Specializzazione in Allergologia ed Immunologia Clinica a
Bari a 27 anni, con 50/50 e lode, tesi sull’attività clinico-scientifica:
“Allergia al veleno di Imenotteri – Stato dell’arte e studi preliminari”, di
cui Rainò si è occupato per vari anni presso la Cattedra di Allergologia ed
Immunologia Clinica dell’Università di Bari.
Specializzazione in Medicina Interna a Bari a 33 anni, con
50/50 e lode, tesi su: “Indagine epidemiologica su un campione di 458 pazienti
di osservazione allergologica, con particolare riferimento agli aspetti atopici
nella patologia respiratoria”.
Diploma di Medico Omeopata presso la LUIMO di Napoli, Corso
Triennale di Metodologia Sperimentale Clinica Terapeutica Omeopatica a 39 anni.
Diploma di perfezionamento annuale di Metodologia e Pratica
Clinica Omeopatica presso la LUIMO a 40 anni, tesi finale su “Prescrivibilità
del rimedio omeopatico, ritorno dei sintomi e metastasi morbose: uno studio su
600 casi clinici ed i suoi insegnamenti per il futuro dell’umanità.
Nell’ambito della LUIMO, il dr. Rainò ha svolto attività
divulgativa, ha partecipato, anche come relatore, a diversi momenti di livello
internazionale, ha ricoperto incarico di Docenza, ricevendo da Alma Rodriguez
lo Stemma d’oro di Hahnemann.
Oggi, Salvatore Rainò esercita la medicina omeopatica nel
suo Studio in Altamura ed è impegnato nell’esprimere la professionalità più
pura in omeopatia alla luce dei dettami dell’unicismo hahnemanniano.
Sulla scorta delle indicazioni fornite nel 1806 da Hahnemann
nel suo primo lavoro importante, “La medicina dell’esperienza”, l’omeopatia si
basa essenzialmente sui seguenti fondamenti:
le medicine devono essere scelte in base ai sintomi del
paziente, senza fare riferimento alla presunta malattia che li avrebbe causati;
l’effetto delle medicine si può scoprire solo con
esperimenti su persone sane, in quanto nei malati i sintomi della malattia si
confondono con quelli causati dalla medicina;
il “principio dei simili” (similia similibus curantur): le
medicine devono essere scelte in base alla somiglianza tra i loro effetti e i
sintomi del paziente;
le medicine devono essere date in piccole dosi;
il trattamento deve essere ripetuto soltanto al ripresentarsi
dei sintomi.
Alla luce della complessità delle attuali conoscenze, la
medicina omeopatica si inscrive nel panorama delle possibili scelte mediche
come un sistema elegante di diagnosi e terapia di particolare efficacia e
soprattutto rispettoso della congruenza psicofisica della persona, senza
astrarre la malattia da tutto il dinamismo che parte dagli aspetti
costituzionali e si sviluppa nell’autobiografia completa dell’individuo.
Salvatore Rainò è autore di numerosi articoli scientifici e
divulgativi, interviste, interventi in Congressi e Conferenze di Medicina
Allopatica ed Omeopatica.
Autore di:”Omeopatia – curarsi senza medicine” , libro che
spiega i motivi profondi dell’omeopatia, e di “Tre senza sesso una sola
persona”, una triplice testimonianza per un anno delle formidabili dinamiche
delle persone dal punto di vista omeopatico.
Da alcuni anni si è occupato di una sintesi innovativa di
concetti di medicina, elettronica, informatica, chimica, fisica e bioenergia,
mettendo a punto ricerche ed idee che hanno preso corpo nella realizzazione di
invenzioni particolari che troveranno impiego nel campo del benessere.
Principali momenti ufficiali dell’attività formativa e
partecipativa al contesto scientifico internazionale del dr. Rainò
– Membro della Società Italiana di Allergologia ed
Immunologia Clinica per molti anni
– Ospite referenziale della Società Europea di Allergologia
ed Immunologia Clinica e della Accademia Americana di Allergologia ed
Immunologia Clinica in diverse occasioni
– Convegno della Sezione Apulo-Lucana della Società Italiana
di Alcologia: “La patologia epatica alcol-correlata”. Bari, 27/09/1986.
– Convegno A.I.D.P.E.V. su: “Aspetti epidemiologici,
clinici, diagnostici e preventivi dell’epatite virale da virus B. Bari,
09/10/1986.
– Corso breve della Società Italiana di Pediatria, Sezione
Apulo-Lucana: ”Aggiornamento in chemioantibiotico-terapia. Bari, 17/10/1986.
– Corso della Scuola Superiore di Scienze Farmaceutiche:
“L’intervento farmacologico nell’immunità”. Bari, 13/12/1986.
– VI Seminario di Aggiornamento in Allergologia ed
Immunologia Clinica. Taranto, 14/05/1988.
– Corso di aggiornamento della scuola di Specializzazione in
Allergologia ed Immunologia Clinica dell’Università degli Studi di Bari:
“Attualità in tema di sindrome asmatica e criteri pratici di terapia delle
allergopatie. Foggia, 10-11/06 e 10/09/1988.
– Giornata di Allergologia nell’ambito del Congresso
“Medicina Levante”. Bari, 13/10/1988.
– III Workshop: “Patologie stress-correlate ed immunità” –
Università degli Studi di Bari, Regione Puglia USL BA/9. Bari, 09/12/1988.
– Incontro di aggiornamento della Scuola di Specializzazione
in Allergologia ed Immunologia Clinica dell’Università degli studi di Bari:
”Recenti acquisizioni in tema di asma bronchiale”. Canosa di Puglia,
10/12/1988.
– I I Convegno Associazione Italiana Studi Asmatici su:
“Asma e malattie polmonari sociali”. Bisceglie, 25/02/1989.
– Corso Parallelo di Apprendimento Attivo della Scuola
Superiore di Oncologia e Scienze Biomediche: “Le reazioni avverse ad alimenti –
dal sintomo alla terapia”. Bari, 10/06/1989.
– Workshop: ”Anticorpi monoclonali e popolazioni
linfocitarie in medicina. Bari, 27/10/1989.
– Convegno della Cattedra di Pediatria dell’Università degli
Studi di Bari: ”Incontro al caminetto: discutiamo di atopia”. Bari, 25/11/1989.
– XIX Congresso della Società Italiana di Allergologia ed
Immunologia Clinica. Bari, 12-16/12/1989.
– Incontro di Aggiornamento: ”Le patologie da inquinamento
ambientale”. Bari 15-16/11/1990.
– Convegno: ”Attualità in tema di malattie a trasmissione
sessuale”. Taranto, 09/02/1991.
– Convegno di Studio: ”La diagnostica in vivo ed in vitro
delle malattie allergiche”. Bari, 16/02/1991.
– Congresso della società Ionico-Salentina di Medicina e
Chirurgia: “Attuali orientamenti diagnostici e terapeutici sulla patologia
pancreatica e sulla antibioticoterapia”. 15-16/03/1991.
– Convegno AIDPEV Puglia su: “L’epatite da virus C (HCV),
epidemiologia, criteri diagnostici e decisioni terapeutiche. Bari, 30/11/1991.
– I Edizione degli: “Incontri di immunoprotidologia”. Bari,
05/12/1991.
– Convegno della Cattedra di Ematologia dell’Università di
Bari: “Le talassemie – Dalla biologia molecolare alla terapia”. Gravina,
07/12/1991.
– IV Corso di Aggiornamento dell’Ospedale Regionale di
Pneumologia Cotugno USL BA/9: “La patologia interstiziale polmonare”. Bari,
04-05/06/1992.
– I Convegno della Sezione Inter-Regionale Apulo-Lucana
della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica. Bari,
03-05/12/1992.
– Meeting Internazionale della Cattedra di Gastroenterologia
dell’Università degli Studi di Bari: “Malattie infiammatorie croniche
dell’intestino: fatti e controversie”.
Bari,
27/03/1993.
–
International Symposium on Insect Allergy. Ancona, 03/04/1993.
– Congresso dell’Associazione Pediatrica di Basilicata:
“Infezioni erpetiche ed asma cronico”. A.U.S.L. MT/6. Matera, 28/05/1994.
-XXI Congresso della Società Italiana di Allergologia ed
Immunologia Clinica, Milano 09-12/11/1994.
– 51st
Annual Meeting of American Academy of Allergy & Immunology. New
York, 24/02-01/03/1995.
– Convegno Nazionale di Immunologia Clinica e Allergologia.
Taranto, 23-24/09/1995.
– 1er Symposium Internacional de Immunoterapia para residentes
en Alergologia. Madrid, 12-13/04/1996.
– Curso Teorico-Practico Sobre: “Tecnicas in vitro en
Allergologia” Madrid, 15-17/04/1996.
– Primo Convegno sezione Apulo-Lucana dell’Associazione
italiana di Aerobiologia:
“Habitat e salute. Aspetti sociosanitari e
tecnicoambientalistici”. Gallipoli, 28/04-01/05/1996.
– Convegno della Società Italiana di Allergologia ed
Immunologia Clinica – Sezione Apulo-Lucana: “Dermatite atopica”. 06-07/09/1996.
– Convegno della Italian Federation of Immunological
Societies: “Clinica immunologia”. Bari, 22-23/11/1996.
– XV Corso di Formazione e Perfezionamento in Coagulazione,
Emostasi e Trombosi, VII Unità Didattica: “Trombosi venosi profonda ed embolia
polmonare” organizzato dal Dipartimento di Medicina Università degli Studi di
Bari, Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale Miulli. Acquaviva,
27/11/1996.
– “Incontro di Studio: gli effetti dei campi
elettromagnetici sulla salute”. A.U.S.L. BA/3 Santeramo in Colle, 07/12/1996.
– V Convegno della sezione apulo-Lucana Società Italiana di
Allergologia ed Immunologia Clinica. Bari, 13-14/12/1996.
– Joint
Meeting della American Academy of Allergy Asthma & Immunology. San
Francisco, 21-26/02/1997.
– Congresso di: “Patologia polmonare e coinvolgimento
sistemico”. Bari,18-19/04/1997.
– Symposium
Astra Draco: “Therapeutic rationals of asthma treatment”. Lund, Sweden,
30/05/1997.
– Annual Meeting 1997 della Società Italiana di Allergologia
ed Immunologia Clinica: ”Autoimmunità e allergia alle soglie del 2000”.
Alghero, 24-27/09/1997.
– V Giornata Allergologica Brindisina: ”Emergenze in
allergologia”. Mesagne, 03-04/10/1997.
– XVIIth Congress of the European academy of Allergology and
Clinical Immunology. Birmingham, 21-26/06/1998.
– I Seminario Interdisciplinare A.A. 1998/99 della Libera
Università Internazionale di Medicina Omeopatica: “Il medico che prescrive un
solo rimedio: l’omeopata. Il nuovo Codice deontologico”. Napoli, 30/01/1999.
– Convegno Internazionale del CEMON: “Medicina omeopatica
classica”. Garda, 17-18/04/1999.
– Convegno dell’AUSL Ba/2 – Ambulatorio Sperimentale di
Agopuntura e Omeopatia: “Un nuovo orizzonte per il Servizio Pubblico. Le
medicine non convenzionali”. Trani, 22/01/2000.
– Forum 2000 sostenuto dal Parlamento Europeo:
“L’insegnamento della medicina. Il programma universitario per il medico del
futuro: l’omeopata”. Sorrento, 24-27/02/2000.
– Convegno Internazionale del Centro di Medicina Omeopatica
Napoletano: “Mammiferi e Serpenti – Medicina omeopatica classica”. Versilia di
Forte dei Marmi, 13-14/05/2000.
– Corso della Fondazione Europea Dragan C.E.R.M.A.: “Ruolo e
responsabilità dell’Editor e RAI TV nell’informazione medica radio-televisiva”.
Roma, 06/10/2000
– Convegno del Centro Interuniversitario di Ricerca
Bioetica: “Etica della salute e terapie non convenzionali”. Napoli 01/12/2000.
– International
Congress of Complementary Medicine with George Vithoulkas: “Research in
homeopathy: do we need new rules?”. Taranto, 5-7/04/2002.
– III Seminario Inernazionale di Medicina Omeopatica
Classica: “Il metodo omeopatico – analisi e prescrizioni”. Garda, 9-12/05/2002.
– Evento formativo della Commissione Nazionale per la
Formazione Continua – Ass. Dulcamara: “Approcci teorici e sperimentali
all’omeopatia: teoria, analisi dei casi, provings”. Genova, 29/03/2003.
– IV Seminario Internazionale di Medicina Omeopatica
Classica della Homeopathic International Research and Educational Society: “I
Maestri della materia medica”. Bagni di Tivoli, 13-16/11/2003.
– Negli anni successivi, Salvatore Rainò ha raccolto tutte
le sue forze per impegnarsi nel condurre ricerche scientifiche personali
destinate alla soluzione di alcuni problemi in omeopatia, allo scopo di fornire
un contributo originale alla storia di questa medicina. In questi anni, egli ha
creato personalmente una lunga serie di eventi culturali e divulgativi facilmente
evincibili dal web.
Inoltre, in questi anni, oltre ai vari eventi scientifici e
culturali da lui curati, egli ha prodotto Studi su alcune teorie scientifiche
innovative che hanno suscitato una vasta eco nella comunità scientifica
mondiale ed in particolare nell’ambiente della Fisica quantistica, in relazione
ad alcune spiegazioni dei meccanismi dell’omeopatia e di alcuni originali
modelli applicabili alla memoria dell’acqua.
All’interno dell’attività di ricerca, primaria attenzione è
prestata ai rapporti fra materie prime ed energie ad esse legate, argomento
attorno a cui è in via di sviluppo una florida attività creativa anche di tipo
artistico, con la realizzazione di opere che arricchiscono un numero sempre più
alto di ambienti con la loro magia tecnica ed il loro irresistibile fascino.
Diversi Brevetti teorici e industriali e Marchi registrati
storicizzano l’attività svolta e consolidano i risultati conseguiti, ma sempre
in itinere.
Darei la vita per far vedere a tutti, ma proprio a tutti,
ciò che mi è stato concesso di vedere!
Ho sempre detto che fare il medico significa prendersi cura
di chi soffre.
Fin dalla prima volta che ho usato questa espressione, ho
provato dentro di me il bisogno di definire meglio il significato della
professione medica, dell’essere medico, del vivere da medico le stesse cose che
vivono tutti in fondo, ma forse in modo diverso.
Ho scelto tanti anni fa di diventare medico, non facilmente
perché ricordo che avvertivo enorme la responsabilità di intraprendere una
strada così lunga e che forse non avrei avuto la capacità di percorrere per
intero e nel modo giusto.
Il modo giusto.
Mio padre era medico e rappresentava per me il modello
ideale di medico e di uomo.
Ricordo quando ero ammalato e lui mi si avvicinava
silenzioso ed attento, mi osservava, posava le sue mani su di me, mi auscultava
con il fonendoscopio e poi con tono molto rassicurante decideva il da farsi.
Ricordo la figura di quest’uomo al quale volevo tanto bene
che quando si prendeva cura di me riempiva ancora di più di amore quel rapporto
fra padre e figlio, un figlio tutto teso a crescere verso il futuro portandosi
il meglio del suo passato come modello e come sicurezza nei momenti di
indecisione.
Ho sempre avvertito che presto avrei dovuto fare da solo e
mi ritrovavo più facilmente di quanto si possa immaginare a proiettarmi verso
la mia autonomia e verso la dedizione a tutte quelle persone, e sono ormai
varie migliaia, che ho già incontrato e cercato di aiutare nella mia vita.
Mi rendo conto che ho sempre considerato la vita come
servizio agli altri, come gioia profonda di chi sa che può disporre delle
proprie ricchezze per aiutare gli altri.
L’amore per l’immensità e per tutto ciò che poteva evocarla
è stato sempre una nota principale del mio essere e mi ha dato la forza, anche
quando era davvero difficile, di stringere i denti e di andare avanti in mezzo
a rinunce e sacrifici.
Il senso del dovere, se così vogliamo chiamarlo, ha sempre
pervaso ogni mia decisione.
Non è un dovere fine a sé stesso, ma è il dovere di chi
sente di poter fare molto, tanto di più, avverte che alcune cose spetta a lui
di farle altrimenti forse potrebbe non farle nessuno ed allora resteranno dei
buchi in quel contesto che ci vede inestricabilmente insieme.
Se procedendo con la mia vettura, a causa di un tratto di
asfalto intriso di olio, quasi perdo il controllo del mezzo e mi rendo conto
che qualcuno magari dopo un incidente in cui si sia disperso dell’olio, ha
omesso di farlo rimuovere dalla strada per evitare che altre persone possano
patirne le conseguenze, allora telefono alla stradale immediatamente col mio
cellulare per avvertirla che occorre far ripulire la strada per evitare altri
incidenti.
Se passo da un luogo e vedo delle fiamme ancora
controllabili, mi fermo e cerco di estinguerle, oppure, se il fuoco è già
dirompente, avverto immediatamente i vigili del fuoco o la forestale se si
tratta di un bosco.
Insomma non riesco a pensare che qualcosa possa non
riguardarmi e sento sempre che una responsabilità personale vi può essere e che
è sbagliato pensare che tanto c’è qualche altro che farà quello che potrei fare
anch’io.
Vi è sempre la consapevolezza che se magari non mi muovo io,
posso con la mia indolenza avallare il prosieguo di un vuoto dannoso per tutti.
Non è necessario che vada tutto bene a me perché io possa
essere felice, avverto che la felicità di una persona non può essere sconnessa
da quella degli altri che le vivono vicino, ma non solo vicino, perché vi sono dei
rapporti che legano anche due persone che vivono molto lontane in aree
differenti e che non si conosceranno mai.
Quando ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Medicina e
Chirurgia, il senso della vastità delle cose da fare immaneva in me e nel
contesto energetico che mi alimentava.
Avvertivo il bisogno di utilizzare la mia vita nel modo più
congruo alle aspettative che la mia sensibilità suscitava.
Avevo quasi diciotto anni e stavo ultimando i miei studi
liceali, fin da bambino volevo fare il medico, ma negli ultimi anni ero stato
così preso dalle tematiche naturalistiche e ambientalistiche, da aver timore di
ingabbiarmi in un sentiero universitario che avrebbe potuto farmi trascurare
altre modalità di impegno sociale in cui avrei potuto far meglio.
Sentivo che diventare medico poteva essere bello ma anche
denso di incongruenze e contraddizioni nel momento in cui mi sarei sforzato di
curare persone che potevano essersi ammalate magari per squilibri ambientali o
per problematiche in ogni caso più grandi di ciò cui l’atto medico può
arrivare.
Bisognava fare attenzione a scegliere la strada che mi
avrebbe permesso di accedere davvero a qualcosa di importante per contribuire
al benessere della gente e del pianeta.
Questi erano i miei propositi e i miei dubbi e mi sentivo
come un falegname che sta per intraprendere la costruzione di un mobile
importante, avendo a sua disposizione della materia prima di ottima scelta,
tutto preoccupato di utilizzarla nel migliore dei modi e di non fare errori nei
tagli del legno e nell’assemblaggio dell’opera.
Quando ho iniziato a fare le mie prime visite, all’inizio
della professione, più volte ho dovuto discernere fra carriera e missione.
Infatti più volte avvertivo la presenza di forze che mi
avrebbero spinto ad adeguarmi a meccanismi che nulla avevano a che fare con
l’amorevole compito del medico di prendersi cura dei suoi pazienti.
Quanto tempo perde un giovane medico per fare carriera e
quante energie potrebbe impiegare invece per addestrarsi a capire di più che
cosa accade veramente alla gente che egli incontra!
In queste fasi della mia vita ho iniziato a maturare una
sorta di anarchia nei confronti della vuotezza del sistema e delle sue regole
di buonsenso per non dire di perbenismo che omettono molte volte ciò che è
dovuto celandosi dietro scuse di tipo procedurale e di presunta natura medico-
legale e trascurando i compiti profondi del medico nei confronti della persona
e della società.
La mia tesi di laurea consistette in un lavoro effettuato
presso l’Istituto di Anatomia patologica.
Anche questo non fu un caso, dato che nella mia perenne
ricerca della verità ritenni ad un certo punto che per penetrare i segreti
delle malattie bisognasse passare dallo studio del cadavere e dai misteri
biologici che sottendono il limite fra la vita e la morte, fra la funzione e la
disfunzione , fra l’armonia della fisiologia e la capricciosità della
patologia.
Così dedicai diversi anni della mia vita allo studio dei
cadaveri e dei loro misteri microscopici ed utilizzai per molto tempo il microscopio
pensando di avere tra le mani uno strumento che mi permettesse di capire tutto
ciò che non si riusciva a capire vicino al capezzale dell’ammalato o nelle
corsie della Clinica medica.
Ignoravo tutto quello che avrei capito molti anni dopo.
Già prima di divenire medico omeopata, la mia intelligenza
mi suggeriva sempre più insistentemente che il mio modo di avvicinarmi alle
persone doveva essere più profondo, che dovevo riuscire a capire non soltanto
di che malattia esse soffrissero ma soprattutto chi fossero e quale sentiero
avessero attraversato per giungere in quella radura dove stanchi si fermavano a
leccarsi le ferite.
Cresceva in me l’esigenza di strutturare le visite in un
modo sempre più attento alla persona oltre che alle caratteristiche che
potessero farmi fare diagnosi e terapia secondo lo schema tradizionale di un
buon medico.
Iniziavo ad avvertire che il prestigio di un medico non può
pagare la sua sete di verità ed il suo profondo bisogno di comprendere per
quali meccanismi si realizza la malattia.
Bisogna che il medico sappia condividere le tappe evolutive
della persona che lo consulta e che sappia utilizzare tutta la propria
sensibilità per cogliere le reali caratteristiche della sofferenza della gente.
Per la sol cosa di aver fatto intuire al paziente che si è
veramente disposti ad ascoltarlo, la visita assume una conformazione
completamente differente ed i risultati in termini di impatto terapeutico sulla
persona sono enormi.
Quante volte ho capito che il paziente andava ascoltato e
poi, se proprio occorreva, trattato farmacologicamente, ma aggiungevo, soltanto
sfiorato con i farmaci.
Ripetevo che il paziente non va altro che capito e sfiorato
farmacologicamente.
Non mi rendevo conto della omeopaticità di quello che mi
attraversava la mente.
Eppure passavano gli anni e la mia professione mi permetteva
di affermarmi notevolmente annientandomi letteralmente nei bisogni degli altri.
La gioia era tanta, ma anche la fatica in alcuni momenti era
intollerabile e lo sforzo di essere sempre presente quando qualcuno avesse
bisogno di me.
Mi rendevo sempre più conto che il modo abituale di fare
salute era inadeguato alle persone, nonostante le spese enormi che faceva
sostenere al sistema.
Raccoglievo spesso testimonianze di pazienti che mi
raccontavano il vuoto interiore, la tristezza e la solitudine che avevano
vissuto in precedenti avventure diagnostico-terapeutiche anche in imponenti
strutture sanitarie di fama.
La salute della gente non può essere un fatto di pura
managerialità imprenditoriale, rigore procedurale o come modernamente si dice
oggi una questione di algoritmi e di adeguatezza delle diagnostiche e delle
strumentazioni.
Quante volte un paziente si sente male, si sottopone ad una
serie di esami che non danno esito patologico per nulla ed allora gli si dice
che non ha nulla.
Sembra quasi una barzelletta, anche se a viverla in prima
persona nella contingenza, la cosa assume connotazioni di una drammaticità
unica nel suo genere.
Come si fa a negare la sofferenza, con criteri così detti
scientifici, a chi la sofferenza te la pone in un piatto d’argento sporcato del
suo sangue?
Quante volte il paziente diviene antipatico perché con le
sue continue richieste al medico gli si presenta come elemento antitetico che
pone in evidenza la sua reale incapacità di fare un a vera “diagnosi” e di
risultare professionale?
La malattia ha una sua oggettività, ma soprattutto una sua
soggettività sulla quale il medico di cultura convenzionale non ha molti
strumenti professionali per agire.
La professionalità si misura dalla capacità di risolvere
problemi e se risolvere problemi significa coglierne la dinamica profonda con
“strumenti adeguati” e con altrettanto adeguati strumenti rispondere
utilizzando una strategia rigorosa, allora bisogna riconoscere, cosa possibile
soltanto dopo adeguata informazione, che l’omeopatia possiede strumenti
quant’altro mai adeguati per fare tutto ciò.
Nelle Facoltà internazionali ormai si fa sempre più
pregnante la collaborazione fra medici, biologi, antropologi, filosofi della
scienza, tutti tesi con un unico sforzo a rivedere la chiave di lettura delle
problematiche di salute e malattia, di felicità e sofferenza.
Anche molte altre categorie di uomini di scienza sono
coinvolte in questo lavoro comune perché questo è un lavoro che richiede
necessariamente un’apertura vastissima di opinioni e di competenze per condurci
fuori dallo stato attuale delle cose in cui si è finito per scambiare
spessissimo l’arte medica con un servizio che di per sé non può gestire la
felicità, argomento centrale della salute, se non con annaspanti logiche tutte
imbastite di protocolli e molecole farmaceutiche di sintesi.
La salute e la malattia fanno parte del mondo della natura e
possono essere comprese con strumenti che derivano dalla profonda conoscenza
della natura e dal profondo rispetto che essa esige per rendere all’uomo ciò
che egli chiede con sempre maggiore arroganza e cecità.
Da quando ho iniziato ad esercitare la medicina omeopatica,
ho iniziato a poter disporre di mezzi più affilati per entrare in tutto quello
che prima non riuscivo a comprendere dei miei pazienti.
Sono in grado di testimoniare che i pazienti spessissimo hanno
bisogno, per guarire da una malattia che li affligge profondamente, di
ripercorrere tappe di sofferenza manifestatesi in precedenza nella loro vita e
che sono state per così dire risolte farmacologicamente senza che fossero
effettivamente capite e risolte nell’unico modo esistente per accostarsi a ciò
che il medico convenzionale chiama malattia e l’omeopata chiama reazione
adattativa.
Quando mi guardo indietro e considero le mie certezze
passate che sono state sostituite da altre posizioni che non oso più chiamare
certezze, capisco che l’atteggiamento migliore nei confronti di ciò che
abitualmente chiamiamo realtà è quello di non isolarla al di fuori di noi
stessi ma di considerarla continuamente una sorta di interfaccia in gioco tra
due “non realtà” che sono rappresentate dalla nostra individualità e da ciò che
è oltre di noi.
Avverto l’osmosi, lo scambio continuo fra i due
compartimenti che modificano sé stessi reciprocamente, variandone la risultante
finale.
E’ come sostituire continuamente i mattoni sui quali si è
già camminato in passato e guardare dietro di sé compiaciuti delle sostituzioni
già effettuate sapendo che probabilmente si dovrà fare la stessa cosa per molti
mattoni che sono ancora davanti a noi e che già ci sembrano incrinati.
Un sentiero conosciuto diventa un nuovo sentiero da
sottoporre a nuove verifiche e a nuovi procedimenti di conoscenza.
Il dinamismo della conoscenza non consente irrigidimenti di
alcun tipo, per cui può essere veramente difficile gestire con eleganza il
rapporto fra il diritto alle certezze acquisite e l’esigenza di rimettersi in
discussione per crescere.
Germogliare a se stessi corrisponde alla rinascita
primaverile che subentra al grigiore autunnale delle nostre fasi di
adagiamento.
Perché probabilmente non si fa in tempo ad adagiarsi su di
un tratto di spiaggia che un altra onda giunge a sospingerti oltre.
L’osservazione scientifica, irrigidita talvolta da
schematismi propiziatori di rigore , può mancare di quella povertà esemplificativa
che è necessaria per accorgersi di nuove strade.
E’ come se, tutti presi dal voler essere ad ogni costo
“scientifici”, si perdesse l’attitudine stessa alla scienza che si basa su
un’osservazione “disarmata” dei fatti.
Mi viene in mente l’immagine di chi cerca i suoi occhiali e
non si accorge di averli sul naso oppure di chi cerca la pinza per i capelli e
non si accorge di averli già raccolti.
Conosco questa sensazione e ricordo l’imbarazzo che ho
provato quando mi sono accorto di cercare ciò che già avevo.
La distrazione è quasi sempre un aspetto della rigidità cioè
della mancanza di attenzione alla flessibilità del proprio essere e delle sue
percezioni.
La ricerca di nuove integrazioni nei procedimenti di
conoscenza corrisponde al riarrangiamento biologico della vita.
fonte http://salvatoreraino.com/biografia/