Revocata dal Tar la decisione della prefetta: "Le particolari caratteristiche del territorio sarebbero motivo sufficiente per riconoscere il bisogno di andare armato", si legge nella sentenza
di GABRIELLA DE MATTEISÈ un medico. E per la sua professione raggiunge l'ospedale anche di notte, attraversando un territorio pericoloso, "noto alle cronache per episodi di varia criminalità". Per questo, per difendersi, ha diritto a girare armato. È quello che hanno stabilito i giudici del Tar di Bari in una sentenza destinata a far discutere. Protagonista del caso un medico in servizio alla Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo, l'ospedale di padre Pio. Per vent'anni il professionista ha avuto il porto armi. Nel 2015 la decisione della prefetta di Foggia, Maria Tirone, che ha revocato l'autorizzazione sulla base di una relazione dei carabinieri, secondo i quali il medico non è esposto a una particolare condizioni di pericolo.
Tesi che non ha convinto né il professionista né la seconda sezione del Tar di Bar, che ha accolto il ricorso. Rivendicando il proprio diritto a girare armato per difendersi in caso di necessità, il medico ha spiegato di vivere con la propria famiglia in un "territorio pericoloso". Un assunto che i suoi legali, gli avvocati Giusi Margiotta e Francesco Vetrò, hanno provato a dimostrare allegando al ricorso un resoconto di alcuni fatti di cronaca verificatisi in provincia di Foggia negli ultimi tempi. Non solo: il medico, hanno spiegato i suoi legali, ha subito anche furti nella propria abitazione.
È così che i giudici del Tar ricostruiscono nella sentenza la tesi del professionista: "Le particolari caratteristiche del territorio - teatro di frequenti azioni criminali anche cruente e privo di posti di polizia e di segnale di telefonia mobile - nel quale il ricorrente si muove per ragioni di lavora e dimora con la famiglia per lunghi periodi all'anno sarebbero motivo sufficiente per riconoscere il bisogno di andare armato".
Secondo il prefetto e i carabinieri, invece, il tragitto che l'uomo percorre per andare in ospedale è pericoloso soltanto di notte (e lui si muove prevalentemente di giorno) e la natura dei reati di cui è stato vittima, i furti, legittimano al massimo il diritto di detenere la pistola in casa. Il Tar non è d'accordo. "In linea di principio - si legge nella sentenza - il fatto che l'autore della condotta criminale agisca con lo scopo specifico di appropriarsi di beni altrui non garantisce che egli si astenga da azioni violente ai danni dei proprietari per vincerne o prevenirne la resistenza". Come dire: non è detto che un ladro, scoperto a rubare, non possa trasformarsi in un assassino.
E ancora: "Nel diniego - scrivono i giudici - non viene spiegato perché il ricorrente non sarebbe esposto a pericolo concreto e attuale, pur muovendosi in un territorio che, dalle notizie di cronaca e dai comunicati delle autorità di polizia risulta ad alto tasso di criminalità, nè per quale ragioni gli spostamenti notturni non sarebbero occasione di pericolo, solo perché sporadici, né infine perché quelli diurni non lo sarebbero affatto, nonostante le condizioni ambientali".
Secondo la seconda sezione, presieduta da Giacinta Serlenga, proprio considerando "le incontestate, oggettive condizioni di isolamento e distanza dai presidi di pubblica sicurezza del territorio, noto alle cronache per episodi di varia criminalità" la prefettura avrebbe dovuto motivare diversamente il rifiuto al rinnovo del porto d'armi. Il ministero è stato condannato anche a liquidare le spese di giudizio.fonte http://bari.repubblica.it/cronaca/2017/04/08/news/foggia_i_giudici_autorizzano_il_medico_dell_ospedale_di_padre_pio_a_girare_armato_questa_zona_e_pericolosa_-162455766/
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